Convinta che la passione per “l’andare in grotta” non sia solo un’attività fine a se stessa, ma può essere anche un’attività a valenza ecologica e ambientale, che può concretizzarsi nel migliorare all'ambiente, la Società di Studi Carsici A. F. Lindner di Ronchi dei Legionari ha dato avvio alla fine del 2016 ad un progetto di ripristino ambientale di alcune delle tante cavità del Carso Triestino lordate dall'inciviltà di chi pensa che le grotte siano il posto ideale in cui sbarazzarsi del materiale e degli oggetti e che non servono più, facendo diventare il sottosuolo carsico una discarica fuori da ogni controllo, con il rischio di inquinamento della falda acquifera.
Siccome siamo solo noi speleologi ad entrare nelle grotte con pozzi verticali, in quanto testimoni diretti ci sentiamo moralmente in dovere di denunciare questo scempio e, in qualche maniera, vogliano contribuire a ridare a questi ambienti bistrattati la loro primitiva dignità.
Sono state realizzati così, dalla società Lindner, in poco più di un anno e mezzo, tre interventi di pulizia: per primo all'Abisso fra Fernetti ed Orle (Catasto Regionale FVG n. 101) nel Comune di Trieste (operazione conclusa il 27.11.2016), il secondo al Pozzo presso Sgonico (Catasto Regionale FVG n. 216) – nel Comune di Sgonico (il 18.6.2017) e per terzo abbiamo deciso di accettare una nuova sfida: la pulizia del Pozzo presso Gabrovizza (effettuata tra marzo e dicembre 2018).
Il promotore di questa iniziativa, Maurizio Maffei, assieme al socio Floriano Guidi, ha individuato un pozzo, dove nei decenni gli abitanti di Gabrovizza (località del Comune di Sgonico, Provincia di Trieste) hanno scaricato ogni genere di rifiuti, pensando che tanto là sotto nessuno avrebbe visto e nessuno avrebbe protestato.
L’individuazione delle grotte da pulire è stata fatta tramite una ricerca online, nel sito del Catasto grotte del FVG, impostando dei filtri, cioè la “presenza di rifiuti”, valutando anche le caratteristiche e localizzazione del pozzo d’accesso i cui paraggi dovevano essere possibilmente raggiungibili con dei veicoli, in modo da poter procedere con relativa facilità allo smaltimento dei rifiuti.
La scelta è caduta sul Pozzo presso Gabrovizza. La cavità si presenta con un pozzo di otto metri, vicinissimo alla strada, quindi facilmente accessibile, sia per chi voleva scaricare rifiuti nel passato, sia per noi che abbiamo deciso di prelevarli.
Da un primo sopralluogo ci si è accorti che il pozzo si apre in un terreno completamente recintato. Si è resa necessaria l’individuazione del proprietario, al quale siamo risaliti tramite una ricerca di dati all'Ufficio tavolare e catastale, fatta dal nostro socio Lorenzo Zucca, che di professione è geometra.
Il Sig. Giovanni, proprietario del terreno da circa 30 anni, da noi contattato, si è dimostrato fin da subito disponibile e sensibile al problema ed ha espresso parere favorevole al nostro progetto di pulizia della grotta autorizzandoci ad accedere alla sua proprietà privata. All'epoca dell’acquisto del terreno la grotta era già ingombra di rifiuti, della cui entità ovviamente il Sig. Giovanni, non essendo speleologo, non poteva essere a conoscenza. Dopo aver comprato il terreno, l’ha recintato precludendo l’accesso a terzi, per cui perlomeno negli ultimi tre decenni l’attività di scarico immondizie è cessata.
Il 25 marzo 2018 è stato fatto il primo sopralluogo all'interno della grotta, con l’autorizzazione del proprietario del terreno, che è venuto ad aprirci il cancello e a seguire di persona, seppur dall'esterno, le nostre operazioni.
Una volta scesi nel pozzo non abbiamo potuto fare a meno che constatare che quanto scritto nella descrizione della scheda catastale (Catasto regionale delle grotte del FVG) , cioè la presenza di rifiuti, corrispondeva a realtà.
Il cono detritico alla base del pozzo di accesso era completamente ricoperto da immondizie che, vista la pendenza del terreno, erano rotolate giù nei due rami in cui la grotta si sviluppa.
Documentando con foto lo scenario che si presentava ai nostri occhi, ci è sembrato di fare un viaggio a ritroso nel tempo. Man mano che trovavamo oggetti di vecchia foggia appartenenti al passato, i nostri pensieri portavano all'infanzia delle generazioni che ci hanno preceduto: bambole, pistole giocattolo, pupazzetti raffiguranti animali. La varietà dei rifiuti è ampia: scarpe, gabbiette di uccelli, vecchie televisioni col tubo catodico, abat-jour da comodino vecchio stile, sdraio cordonate con intelaiatura in metallo e seduta in fili di gomma, una Vespa, pneumatici di automobili e di camion, grondaie, secchi, pentole, vasellame, bottiglie e bottiglioni di vetro, un vecchio scaldabagno, un frigorifero a pozzo, borse, scarti di materiale edile, cassette in plastica, tubi, cesti, tavole, bidoni, lamiere, sci Lamborghini, un casco da baseball, scarponi da motocross, ruote di bicicletta, lattine di Coca Cola, Sprite e Fanta, bottiglie di plastica, sacchi e borse, una torcia elettrica, batterie, siringhe e molto altro.
Tra le cose più curiose che abbiamo disseppellito, da segnalare una gigantesca struttura in metallo dalla forma tentacolare. A lungo ci siamo chiesti cosa fosse. Abbiamo faticato non poco per riuscire ad estrarla da cumuli di terreno e immondizie, dove era mezza sepolta e incastrata. Sembrava veramente un essere mostruoso, quasi un ragno gigante. La spiegazione che ci siamo dati è che è poteva essere la struttura interna di un carro allegorico, di quelli che si costruiscono per le sfilate di Carnevale.
Purtroppo non sono stati rispettosi dell’ambiente neanche gli speleologi d’altri tempi che l’hanno visitata, perché hanno lasciato la loro traccia, con scritte di nerofumo sulle pareti e concrezioni, senza far mancare anche una bestemmia e una svastica.
Valutata la situazione, sono stati coinvolti i soci della Società Lindner nell'opera di pulizia, che ha avuto inizio il giorno di Pasquetta, lunedì 2 aprile 2018, quando sono iniziati i lavori di preparazione. Si è dovuto togliere il filo spinato che circondava l’imbocco della grotta e le ramaglie e alberi secchi caduti sopra l’ingresso del pozzo. La grotta è stata armata per scendere in sicurezza e si è allestito il primo paranco sul pozzo d’accesso per permettere l’estrazione del materiale giacente immediatamente sotto.
E’ stato necessario creare anche una teleferica interna nel ramo più lungo dei due per far viaggiare il carico di rifiuti senza che tocchi terra.
Per portare a termine questa pulizia ci sono volute molte giornate di lavoro, la forza di molte braccia, la buona volontà dei soci e l’ingegno per riportare in superficie anche i materiali più ingombranti.
Ventuno sono stati i soci coinvolti, in ben tredici uscite, cui hanno partecipato da un minimo di quattro fino a un massimo di quattordici persone (per singola uscita):
1^ sopralluogo (marzo 2018) per individuare la localizzazione e rendersi conto che si tratta di proprietà privata;
2^ (25 marzo) entrata in grotta per ricognizione e documentazione fotografica della situazione della discarica;
3^ (Pasquetta- 2 aprile): disboscamento dell’ingresso e allestimento paranco e teleferiche;
Cinque sono state le giornate impegnate per la raccolta vera e propria dei rifiuti:
4^- 15 aprile
5^- 25 aprile (Anniversario della liberazione d'Italia)
6^- 13 maggio
7^ - 20 maggio
8^- 27 maggio
Le operazioni di recupero del materiale sono state fatte usando solo corde (non cavo d’acciaio) ancorate ad alcuni alberi intorno al pozzo; per il sollevamento del materiale sono stati usati dei big bag, che una volta riempiti dalla squadra che lavorava all'interno della grotta, venivano sollevati con un paranco, tirando a braccia (quindi senza argano elettrico e/o verricello) da una squadra che lavorava all'esterno. Il metodo di sollevamento inizialmente è stato manuale, mentre in un secondo momento si è ricorso all'uso di un pick-up per tirare su i carichi più pesanti.
Tutto il materiale estratto, non appena arrivato in superficie e posizionato sul prato, è stato selezionato per tipologia, al fine della differenziazione dei vari materiali da riciclare: vetro, plastica, ferro e materiali metallici, ingombranti, pneumatici.
Fondamentale per operazioni di questo genere è disporre della collaborazione degli Enti, quali il Comune competente per territorio e la società preposta alla raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Una volta terminata l’estrazione ci sono stati messi a disposizione dei cassonetti che noi riempivamo e che successivamente venivano svuotati dagli operai del comune e il materiale conferito in discarica.
Ci sono volute quattro giornate per il riempimento dei cassonetti:
9^ uscita: 23 giugno
10^ uscita: 25 luglio
11^ uscita: 4 settembre
12^ uscita : 14 ottobre
13^ e ultima uscita: 5 dicembre: sono stati portati via gli ultimi rifiuti (materiale ferroso e ingombranti) con un camioncino del Comune, che ha trasportato il tutto in discarica a Sgonico, nel centro di raccolta.
Sono stati estratti ben quindici metri cubi di immondizie.
Il messaggio che vogliamo passare è che la nostra opera di volontariato deve trovare il necessario riscontro nelle autorità, senza il cui aiuto saremmo con le mani legate. Siamo consapevoli che anche lo smaltimento dei rifiuti costituisce un costo per la società (e di conseguenza i piccoli Comuni si trovano in difficoltà), ma è un costo da affrontare se non si vuole sacrificare le grotte e rischiare l’inquinamento delle falde acquifere del Carso, che sono quelle che forniscono l’acqua ai nostri rubinetti.
Qui il video che documenta il lavoro fatto:
A conclusione delle operazioni di ripristino ambientale, il 22 dicembre 2018 abbiamo apposto una targhetta per ricordare l’opera di pulizia effettuata dalla Società di Studi Carsici A. F. Lindner.